Cammino per le vie del centro nella luce del primo
pomeriggio e sono distratta. Oggi è sabato, sono in netta controtendenza col
mio muso nero tra le facce soddisfatte della gente che respira l’aria di questo fine settimana, benedetto
da promesse di svago e di routine più o meno sovvertite.
Lascio che sprazzi di vetrine catturino la mia attenzione, nell'intermittenza data da questo fiume di persone che si affaccenda con le prime spese del Natale, entrando ed uscendo da negozi in cui si affoga dal caldo nei quali viene proposta merce senza personalità.
La strada da un lato si apre su una piazza ed una vento gelido mi assale. Mentre rabbrividisco infilo le mani nella tasca del cappotto e stringo il telefono, quell'oggetto che oggi è l’unico contatto tangibile che ho con te. Vorrei tirarlo fuori e strofinarlo un pò come faceva Aladino con la lampada, per vedere se hai preso il posto del Genio... vorrei scriverti un saluto, inviarti una faccina che non hanno ancora inventato.
Il mio incedere tra i corpi strizzati in piumini e cappelli si fa di colpo più sicuro, ho voglia di guardarmi intorno, carpire le frasi dei passanti, svoltare l’angolo e sorridere come se tu fossi lì dietro. Desidero giocare ad incontrarti... darti appuntamento davanti ad una cioccolata calda gigante da bere in due e passeggiare per una città diversa, più grande. Ci possiamo rifugiare in un grande magazzino in cui vendono musica e ci sono colonnine con le cuffie per ascoltare le novità e c’è anche un piano riservato alla libreria. Mi siederei su una poltrona con almeno un paio di grandi volumi di fotografia e poi passerei a sbirciare nella sezione delle guide di viaggio. Ti ritroverei per caso che vaghi con un volume di cronache di guerra in equilibrio sulla testa, tra gli scaffali che contengono i libri di cucina. Mi lanceresti uno sguardo complice e, ridacchiando, ci nasconderemmo dietro la porta di una toilette.
Non è più il bottoncino verde dell'app di messaggistica che ha la mia attenzione adesso, ma il pensiero di te. E' forte e mi solleva e mi radica a terra nello stesso momento. Mi riscalda pensare e te, mi espande, mi fa sorridere dolcemente. Rammentarti è scavare per terra e trovare l’acqua, spaccare una roccia e scottarsi con la lava che ribolle al suo interno.
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